Periartrite ultrasuoni

 

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Nella cura di infiammazioni come la periartrite, sia quella più comune alla spalla che quella all’anca, possono tornare molto utili alcune sedute con gli ultrasuoni, anche se non sono la soluzione finale del problema.

 

 

Come funzionano gli ultrasuoni

Gli ultrasuoni sono onde acustiche che vengono generate attraverso la sollecitazione di un quarzo con un campo elettrico nel quale si inverte la polarità. Grazie al campo elettromagnetico così creato il quarzo si comprime e si espande, generando vibrazioni in maniera meccanica che provocano le onde acustiche degli ultrasuoni. Normalmente le onde possono penetrare nel corpo umano fino ad una profondità massima di cinque centimetri, provocando un movimento delle molecole dei tessuti che quindi registrano una variazione di pressione. Il risultato più pratico è quello di riuscire a muovere il liquido all’interno dei tessuti biologici e quindi risulta essenziale in presenza di versamenti. Gli ultrasuoni possono essere generati in due modi. Uno si genera per contatto, sfruttando gli elettrodi, messi direttamente  sulle cute, non necessariamente con la presenza di un gel. Il secondo invece è ad immersione, più favorevole quando le aree da trattare sono piccole o molto dolorose.

 

 

Come curare la periartrite con gli ultrasuoni

La periartrite nella maggioranza dei casi è dovuta ad alterazioni delle capsule e dei legamenti che vengono generate dall’usura dei tendini, soggetti a subire lesioni e in queste aree lesionate si può assistere alla deposizione di calcio. Quindi le terapie specifiche con ultrasuoni, così come quelle con laser o ionoforesi si focalizzano sulla riduzione del dolore per avere una zona del corpo maggiormente preparata e meno dolorosa quando si procederà al trattamento riabilitativo. Quindi le sedute di ultrasuoni sono propedeutiche al trattamento di un medico, ma non lo possono sostituire in toto.

Nella periartrite scapolo-omerale, quella più comunemente diffusa, il procedimento a base di ultrasuoni è capace di frantumare le calcificazioni presenti nella spalla favorendo il riassorbimento delle sedimentazioni del calcio presente nei muscoli e nelle ossa. Ma quante se ne devono fare per ottenere risultati concreti? In genere vengono consigliati un minimo di sei e un massimo di dieci trattamenti per cominciare ad ottenere risultati, anche se nelle patologie croniche bisognerà arrivare almeno a quindici.