Spalla congelata, cos'è e come si cura

 

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Tra le forme più comuni ma anche più fastidiose di periartrite c’è la cosiddetta ‘spalla congelata’ (dall’inglese Frozen Shoulder), una malattia che produce dolore e rigidità dell’arto e che se non viene riconosciuta e trattata in tempo può anche comportare come sua conseguenza peggiore quella  dell’immobilizzazione dell’arto. Si tratta di una malattia che colpisce in numero maggiore le donne rispetto agli uomini e normalmente si presenta tra i 40 e i 60 anni.

 

 

‘Spalla congelata’, cause e fasi

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Ma cosa determina la ‘spalla congelata’? In pratica tutto il movimento dell’arto è assicurato dalla mobilità della capsula, ossia il tessuto connettivo che circonda l'articolazione, e che viene lubrificata dal liquido sinoviale. Nel caso della ‘spalla congelata’, la capsula diventa improvvisamente più spessa, forma delle aderenze e così il liquido fa molta più fatica a scorrere rendendo più difficoltosi i movimenti (capsulite). Il segnale più chiaro è quando non si riesce più a muovere la spalla oppure lo si fa con molta fatica, anche durante la fase di riposo notturna.

 

Sono tre normalmente le fasi che contraddistinguono la ‘spalla congelata’ in un soggetto:

  • Congelamento: il dolore aumenta in maniera progressiva e inesorabile, la spalla perde mobilità. Una fase che può durare da un mese e mezzo a sei mesi;

  • Spalla congelata: i sintomi vivono una fase di stasi, anche se la rigidità complessiva rimane. Può durare anche sei mesi e rende le normali attività quotidiane complicate;

  • Scongelamento: il movimento della spalla migliora lentamente e si registra un progressivo ritorno alla normalità anche se il processo può andare avanti fino ad un paio d’anni.

 

Quali sono le cause che possono provocare la spalla congelata? Non tutte sono note in medicina nonostante i molti studi che sono stati fatti in merito, anche se ci sono fattori considerati più a rischio a cominciare dal diabete, che evidentemente rende più sensibili le persone che ne vengono colpite nonostante non ci sia una correlazione diretta, oltre al morbo di Parkinson, alle malattie cardiache e quelle della tiroide.

 

 

Esami e trattamenti per la ‘spalla congelata’

Per determinare con certezza se si tratta di ‘spalla congelata’ e avere quindi una diagnosi affidabile, serve una visita dall’ortopedico che dopo aver verificato l’effettiva mobilità ridotta o assente dell’arto potrà sottoporlo ad una serie di accertamenti come i raggi X, che possono confermare o escludere altri problemi come l’artrosi, la risonanza magnetica o l’ecografia alla spalla. In base alla diagnosi, si passerà poi al trattamento che comunque richiede diversi mesi se non anni di pazienza. La grande maggioranza dei pazienti che soffrono di ‘spalla congelata’ migliorano con semplici massaggi ed esercizi fisici riabilitativi per ripristinare la piena attività dell’arto, assumendo per il dolore anche FANS (Farmaci Anti Infiammatori non Steroidei) che possono ridurre il dolore e il gonfiore, oppure in alternativa con iniezioni di corticosteroidi direttamente nella spalla mediante infiltrazioni.

Se invece il dolore non passa e la spalla rimane bloccata, sarà necessario pensare ad un trattamento  chirurgico che ripristini la piena efficienza dell’arto. Si effettua in artroscopia, con piccoli tagli della pelle nella spalla in modo da liberarla dall’immobilità. Dopo l’intervento chirurgico sarà assolutamente necessaria una fase di fisioterapia per fissare il movimento raggiunto con l’aiuto del chirurgo.