Periartrite calcifica

 

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La periartrite calcifica è uno dei più fastidiosi dolori, in particolare alla spalla e si manifesta negli adulti (sia uomini che donne) con un dolore molto intenso e prolungato che compromette anche i gesti più banali della vita quotidiana.

 

 

Le cause che portano alla periartrite calcifica

Le cause della periartrite calcifica in realtà non sono mai state individuate con precisione. Alcuni studi la collegano all’ipotiroidismo che però in realtà appare come una concausa e non certo con quella principale. A contribuire possono essere anche un’infiammazione cronica del tendine della spalla oppure anche un sovraccarico continuo.

Si tratta di una malattia evolutiva che comincia quando si formano depositi di sali di calcio all'interno del muscolo interessato, soprattutto nella zona dei tendini. Sostanzialmente la periartrite calcifica si sviluppa in tre fasi. Nella prima si registra un deterioramento del tendine della spalla. Successivamente si ha un ristagno del calcio nella zona interessata ed è in questa fase specifica che aumenta il dolore: tipico è il caso della cosiddetta ‘spalla congelata’.

E nella terza fase si passa alla post calcificazione, nella quale il tendine interessato dalla periartrite poco alla volta assorbe il fastidio. Non esistono però tempi scientifici standard, anche se certamente la fase più dolorosa è quella nella quale si registra il riassorbimento.

 

 

Come curare la periartrite calcifica

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Come comportarsi quando si manifesta la periartrite calcifica?

Il primo passo, in attesa di farla valutare da un ortopedico, da un fisiatra oppure ancora da un fisioterapista, è cercare di vedere come si comporta l’arto con una buona dose di riposo e prendendo un comune farmaco antinfiammatorio che può essere prescritto dal medico curante. Se poi però il dolore non si attenua, allora è il caso di farsi vedere da uno specialista che potrà far eseguire una radiografia. Una volta valutato l’esame, allora si potrà pensare come procedere.

Per la periartrite calcifica non esiste un trattamento specifico, se non quelli che possono ridurre il dolore ed evitare danni superiori. In casi più gravi il medico potrà consigliare l’asportazione in artroscopia per rimuovere la calcificazione e trattare anche eventuali lesioni correlate, anche se si tratta di un intervento in anestesia (con gli eventuali rischi del caso) ed è comunque invasivo. Molto più semplici sono le onde d’urto e il lavaggio eco-guidato. Nel primo caso il procedimento è quello del bombardamento sulla zona infiammata con onde d’urto che mirano direttamente alla parte dolente, con il vantaggio della minima invasività e una grande efficacia. Nel secondo caso invece vengono posizionati un paio di aghi all’interno della calcificazione, sciacquandola poi con dell’acqua fisiologica calda. Possono bastare solo un paio di sedute in anestesia locale.