Periartrite prevenzione

 

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Prevenire è meglio che curare. Un motto che non è solo un bello slogan, ma una saggia regola di vita anche quando si ha a che fare con disturbi fastidiosi come può essere la periartrite, specie quando colpisce la zona scapolo-omerale.

 

 

Prevenire la periartrite con i controlli medici

Infatti il disturbo solitamente si presenta in maniera blanda, come un fastidio al quale inizialmente si presta anche poca attenzione fino a quando non si trasforma in un dolore vero.

Ecco perché il primo modo di fare prevenzione è prestare attenzione ai sintomi e ai campanelli d’allarme che possono arrivare dal corpo, specialmente nella zona della spalla. Perché spesso la periartrite nella zona della scapola si manifesta di notte ed è e accompagnata dalla difficoltà a compiere movimenti banali e comuni nella vita di tutti i giorni.

In più è possibile che accanto ai disturbi del legamento si manifestino anche dolori alla cervicale. Ecco perché quando si presentano segnali di questi tipo è bene consultare un ortopedico prima che la situazione possa degenerare. Inoltre è utile sapere che generalmente la periartrite, essendo sostanzialmente un dolore reumatico, compare in soggetti tra i 40 e i 70 anni, anche per l’usura alla quale sono stati sottoposti con l’utilizzo quotidiano i loro arti. Quindi quando si è in quella fascia di età, sempre meglio sottoporsi a controlli preventivi.

 

 

Prevenire la periartrite con la dieta

E ancora, ricerche mediche dimostrano come una prevenzione utile contro la periartrite arrivi anche da un’alimentazione sana, in grado di ridurre i rischi di infiammazione.

Infatti i pazienti che soffrono di questo disturbo presentano anche una certa iperacidità di stomaco e non hanno un corretto equilibrio del cortisolo. Così un’alimentazione sbagliata, unita allo stress della vita quotidiana, possono alterare gli ormoni e quindi accentuare i pericoli di una infiammazione. Quindi meglio evitare cibi grassi, cibi fritti, condimenti troppo pesanti, bibite gassate o troppo caloriche.

Periartrite diagnosi

 

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Non tutte le infiammazioni delle articolazioni, in particolare dei tendini, possono esser catalogate come periartriti anche se interessano zone classiche per quel tipo di disturbo come le spalle o le anche.

Ecco perché prima di stabilire la prognosi e la cura per uscirne sarebbe opportuno sottoporsi ad esami che sarà lo stesso specialista (in genere un ortopedico) a consigliare ai suoi pazienti in modo da avere una diagnosi precisa.

 

 

La risonanza magnetica e l’artroscopia

Sono fondamentalmente due gli esami strumentali ai quali ci si può sottoporre in caso di infiammazione che si sospetta sia dovuta ad una periartrite.

Il primo è la risonanza magnetica, in esame esclusivamente diagnostico che permette di visualizzare i diversi tessuti a cominciare da tendini, legamenti, cartilagine ma anche osso per strati e non espone il paziente al rischio di radiazioni ionizzanti. La risonanza è utile perché permette di evidenziare alterazioni importanti come la calcificazione dei tendini oppure ancora l’infiammazione delle borse sierose, con versamento di liquido nell’articolazione.

Invece l'artroscopia è un trattamento chirurgico che prevede l'introduzione di un  fibra ottica di diametro ridottissimo (in genere non più di 4 millimetri) all'interno della spalla, in modo da evidenziare su un monitor tutte le lesioni all'interno dell'articolazione che possono essere eventualmente operate nel corso dello stesso intervento. In questo caso l’anestesia può essere parziale o totale e anche qui si possono identificare eventuali versamenti e calcificazioni all’interno della spalla.

 

 

I tempi di recupero

Se nel caso della risonanza magnetica non si andrà comunque a toccare la spalla se non con gli strumenti necessari per l’esame, con l’artroscopia invece è prevista anche una breve convalescenza. La spalla infatti verrà bendata e protetta da un tutore per tenerla fissa verso il tronco e per diminuire il dolore potranno essere somministrati alcuni farmaci antidolorifici ed essere applicata una borsa del ghiaccio.

Normalmente il rientro a casa avviene al massimo entro tre giorni dall’operazione e verranno prescritti alcuni esercizi da fare a casa per riprendere le funzioni dell’arto. Entro un paio di settimane, se il decorso sarà regolare, si potrà tornare ad una normale attività.

Periartrite e ghiaccio

 

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Come combattere la spalla congelata? Semplice, con il ghiaccio. Può sembrare solo un bel gioco di parole ma in effetti l’utilizzo del freddo e delle terapie ad esso connesse può tornare molto utile quando si tratta di curare dolori come quelli causati dalla periartrite non soltanto quando colpisce la zona scapolo-omerale, ma anche l’anca.

 

 

Perché utilizzare il ghiaccio per curare la periartrite

La crioterapia, termine che deriva dal greco e semplicemente indica l’utilizzo del ghiaccio come antidolorifico, viene consigliata da molti specialisti nella cura della periartrite, in primis perché possiede un forte effetto analgesico che si manifesta quasi immediatamente anche se è destinato ad attenuarsi con il tempo. Inoltre il contrasto tra il calore della zona interessata (spalla o anche che sia) e il freddo del ghiaccio provoca una vasocostrizione, regolando quindi l’afflusso del sangue nei muscoli  in più svolge un’azione miorilassante che permette alla zona interessata di essere meno rigida e quindi anche più trattabile in caso di terapia fisiatrica.

Il ghiaccio andrà applicato sempre a riposo, possibilmente anche dopo che si è effettuata la fisioterapia al muscolo interessato e saranno sufficienti un paio di sedute giornaliere da 15 o 20 minuti al massimo per ottenere risultati incoraggianti. E comunque l’uso del ghiaccio può essere accompagnato da una terapia antinfiammatoria non steroidea quindi tramite FANS.

 

 

Come applicare il ghiaccio nella periartrite

Sono diverse le possibilità per chi soffre di periartrite di curarsi con il ghiaccio. Si può scegliere ad esempio una comune borsa del ghiaccio, quella che solitamente si utilizza in caso di traumi o contusioni mentre sicuramente meno efficaci sono le classiche bombolette spray il cui effetto svanisce troppo in fretta rispetto alle necessità del paziente. Ma probabilmente la soluzione migliore rimane quella del ghiaccio sintetico che risolvono il problema della durata sufficiente e non sono ingombranti come la borsa del ghiaccio. In questo caso meglio puntare sui cold pack gel, sacchetti contenenti una sostanza gelatinosa che una volta raffreddata mantiene a lungo una temperatura bassa e possono essere rigenerati semplicemente mettendoli in freezer.